Due cose su Saviano e Salvini

22 giugno 2018

Ieri ho fatto un tweet sulla questione Salvini-Saviano, scrivendo: “Se Salvini ritiene che si siano condizioni per togliere la scorta a Saviano, lo faccia e se ne assuma la responsabilità. Ma non dia l’impressione di trattarla come una questione di simpatie e antipatie, anziché della vita di una persona a cui la mafia ha giurato morte”. Ne è nato, su Facebook, un dibattito lungo e articolato, in parte anche con interventi spiacevoli. Stamattina ho voluto riprendere in mano la questione con un post. Visto che sta suscitando un certo interesse, lo pubblico anche qui. Per i posteri 😉

Non sono un fan di Saviano, credo che sulle mafie sia molto bravo, coraggioso e documentato, mentre su molti altri argomenti penso che la sua opinione, sia pur informata, valga quella di altri; in questo penso che abbia sbagliato a cedere a un certo star system che lo ha voluto trasformare in un maitre à penser su ogni branca dell’impegno civile. D’altra parte un ragazzo che si trova a dover gestire sia una fama nazionale impressionante e improvvisa, soldi e tutto il resto, sia una minaccia mafiosa che lo costringe a una vita complicata e surreale (il suo livello di protezione non è certo come quello di un comune politico con la scorta) può anche fare degli errori, e dover gestire pure quelli.
Credo anche che con le minacce alla vita, da qualunque parte provengano, non si scherza. Se i ministeri di governi molto differenti tra loro hanno stabilito di assegnare a Saviano un tale livello di protezione, bisogna presupporre fino a prova contraria che abbiano dei motivi serissimi per farlo. Chi sostiene che un ministero agisca in supporto dell’ufficio marketing di qualcuno deve saper dimostrare le sue affermazioni, perché altrimenti sono affermazioni cretine. E chi sostiene che tali valutazioni debbano essere riviste, sappia che ciò avviene periodicamente. Se è il ministro, lo deve sapere. E se ritiene che ci sia bisogno di un’ulteriore revisione, la ordini oltre ad annunciarla. Ognuno si prenderà le proprie responsabilità.
Credo infine che Salvini sappia benissimo che può contare su una diffusa sensazione di antipatia per Saviano (fatta di dissenso politico, di invidia sociale, di semplice e legittimo star sulle palle), che, insieme a quella, pure assai diffusa, di simpatia e sostegno per Saviano stesso, garantisce grande visibilità alle sue affermazioni per un’altra giornata. Salvini dovrà imparare molto in fretta che fare il ministro non vuol dire fare il politicante. Vuol dire amministrare il Paese in alcuni suoi aspetti fondamentali, con la fatica e la delicatezza che ciò comporta. La politica dell’annuncio roboante, dell’affermazione forte, funziona. Ma poi smette di funzionare. Perché i cittadini a un certo punto iniziano a dare la colpa a te e non più a chi c’era prima. Ma anche semplicemente perché si rompono le palle. Per dissenso politico, per invidia sociale, per semplice e legittimo star sulle palle. Arriverà quel momento, anche per Salvini. In quel momento vedremo quali risultati saprà tirar fuori dalla sua borsa di ministro.

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